venerdì 19 aprile 2024
10.08.2012 - REDAZIONE

Taggia: polemiche per le deroghe agli orari degli "acconciatori"

Forte contrarietà e stupore per l’accaduto, sono queste le prime reazioni che tra gli operatori del settore ha suscitato la deroga agli orari di apertura degli esercizi di acconciatura ed estetica assunta dalla Giunta municipale di Taggia con l’ordinanza n. 132 firmata dal Sindaco il 3 agosto scorso.

Con questa decisione si dispone infatti che gli esercizi possano stare aperti dal 15 giugno al 15 settembre e dall’8 dicembre al 6 gennaio dalle 8.00 alle 22.00, festivi compresi.

Per il resto dell’anno gli orari ed i giorni d’apertura restano invariati.

Questo il primo dato che trova in disaccordo gli acconciatori: “Una simile disposizione - afferma il Responsabile di Area e Presidente della categoria di Confartigianato, Paolo Gori - potrà far registrare sul territorio aperture e chiusure a macchia di leopardo, generando solo confusione negli avventori che non sapranno più con certezza se uscendo di casa troveranno aperto o chiuso il proprio acconciatore o estetista di fiducia. Lo stesso varrà per i turisti che potranno trovare nella stessa area, magari prossimi l’uno all’altro, servizi chiusi o aperti a discrezione del titolare”.

Continua Carlo Bosio, Presidente Prov.le dell’Unione Benessere e Sanità della CNA: “Ci si continua ad ostinare in decisioni che non vedono l’assenso delle categorie interessate (in questo caso neppure interpellate) e che non tengono conto del fatto che analoghi provvedimenti hanno sortito esiti fallimentari in altre città della provincia. Il dato fondamentale da cui partire – e che le Amm.ni Locali o non conoscono o non vogliono tenere in considerazione – è che il 70% delle imprese della provincia, e anche di Taggia, sono ditte individuali; e che il 70% e più delle imprese del settore acconciatura ed estetica è rappresentato da imprese “rosa”, con tutto ciò che implica questo fatto in termini di maggiori e più gravosi impegni a livello lavorativo, familiare e sociale”.

Una città turistica che sia degna di tale aggettivo stabilisce quali siano le aree interessate dal flusso di avventori stagionali e impone per quelle stesse aree un diverso piano dei tempi di vita. Non ha senso che acconciatori ed estetisti restino aperti anche in zone frequentate da turisti, e gli esercizi accanto siano chiusi, evidenziano CNA e Confartigianato.

Peraltro, anche nel periodo estivo, alcuni esercizi non insistono in aree frequentate da turisti e per loro stare aperti comunque, per la medesima clientela e il medesimo volume di affari, moltiplica solo le ore di lavoro degli addetti, generando un aggravio di costi e maggiore fatica.

Infatti secondo gli artigiani si tratta di una finta facoltà perché tutti dovranno stare aperti: “Il rischio è che si perda anche il cliente abituale se questi, decidendo di fare una piega di domenica o alle 21.30 di sera, trovando chiuso dal suo acconciatore di fiducia si rivolgesse ad altro”.

Diventerà quindi una jungla di orari ed una lotta alla sopravvivenza delle imprese, già duramente colpite dalla crisi.

La dimensione delle imprese di acconciature ed estetica è piccola. Mediamente sono impiegati 1,7 addetti. Prolungare l’orario di apertura alla sera e nei festivi impone al titolare di lavorare mediamente 13 o 14 ore al giorno per sette giorni la settimana ed eventualmente sostenere costi da lavoro dipendente altissimi, trattandosi di straordinari fatti in orario serale o giorno festivo. Costi che in nessun modo potranno essere coperti dalle potenziali maggiori entrate.

“Ma davvero l’Amministrazione crede che se avessimo ravvisato la possibilità di incrementare i nostri introiti e offrire un servizio migliore non avremmo noi per primi chiesto di poter lavorare di più ? Crede che non siamo capaci di fare gli imprenditori?” continuano le Associazioni artigiane..

“Non è moltiplicando gli orari ed i giorni di apertura che crescono gli incassi, viviamo e lavoriamo in una città sempre più povera, i volumi di lavoro diminuiscono perché le persone hanno meno disponibilità economiche.

CNA e Confartigianato imperiesi non escludono forme di protesta incisive per costringere l’Amministrazione tabiese a ritirare  la recente ordinanza, considerata inutile e dannosa e di nessuna utilità rispetto agli scopi proclamati. 

 

 


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