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11.11.2013 - redazione

Terremoti, la prevenzione è una doverosa opportunità per il nostro futuro

Lettera del Presidente della Federazione Ingegneri della Liguria e dell’Ordine di Imperia, Domenico Pino.

“Strategie di prevenzione più efficaci farebbero non solo risparmiare decine di miliardi di euro ma salverebbero decine di migliaia di vite. Costruire una cultura della prevenzione non è facile. Mentre i costi della prevenzione debbono essere pagati nel presente i suoi benefici si avvertono in un futuro distante. Per di più, i benefici non sono tangibili: Essi sono i disastri che non sono accaduti.’’

Oltre a condividere questa riflessione di Kofi Annan, aggiungerei che purtroppo spesso la prevenzione non è questione affrontata da politici, troppo legati al riscontro immediato del risultato.

Oggi è più che mai importante che la cosiddetta “società civile” eserciti un'azione di stimolo sempre e non solo per pochi giorni a ridosso di eventi sismici significativi (San Giuliano di Puglia, l’Aquila, Emilia), con un'attenzione costante alla diffusione della cultura della prevenzione.

Come è ben noto il territorio della ns. regione (come praticamente tutto il territorio nazionale sebbene con diversi livelli di pericolosità) è una zona a rischio sismico. In particolare la provincia di Imperia è stata inserita tra quelli riconosciuti “sismici” per legge solo nel 1982.

Pertanto la quasi totalità degli edifici è realizzata in assenza degli accorgimenti necessari per resistere alle azioni di forti terremoti.

Molti edifici in muratura portante, costruiti all’origine con discrete capacità di resistere anche a significative azioni orizzontali, hanno subito nel tempo trasformazioni, superfetazioni e degrado dei materiali che li hanno resi particolarmente vulnerabili.

Il patrimonio degli edifici in cemento armato degli anni ‘60 e ‘70, tranne rare eccezioni, fu concepito in assoluta assenza dell’idea di poter essere assoggettato all’azione di un forte terremoto.

Gli stessi edifici realizzati dopo il 1982 sono stati edificati sulla scorta di normative sempre più evolute, alla luce di una progressione delle conoscenze in materia sismica. Solo quelli realizzati negli ultimi 10 -15 anni posseggono i requisiti della duttilità e del rispetto della gerarchia delle resistenze ai quali oggi la moderna ingegneria antisismica attribuisce un ruolo decisivo per la resistenza a terremoti fortissimi.

Una efficace azione di prevenzione è costituita da tre momenti:“la conoscenza”, “il miglioramento”, “l’emergenza”. La fase fondamentale è quella della “conoscenza”. Oggi è possibile, con il costo di circa 3 – 4 €/mc, vuoto per pieno, individuare il livello del sisma sopportabile da ogni edificio.

Uno screening a tappeto di tutti gli edifici, cominciando ovviamente da quelli edificati prima dal 1982 e tra questi dando priorità a quelli che hanno una maggiore importanza strategica (scuole, ospedali, etc.), consentirebbe di stabilire una graduatoria di resistenza degli edifici.

Oggi le risorse disponibili forse non sono sufficienti, però bisogna programmare e cominciare.

Sulla scorta delle resistenze così valutate è poi possibile passare alla seconda fase, che è quella del “miglioramento”.

Gli interventi di miglioramento potranno essere eseguiti a partire dagli elementi più deboli e dosati in funzione delle risorse disponibili.

Professionisti esperti, spesso, con l’utilizzo di modeste risorse economiche, riescono ad eliminare difetti gravi di progettazione originaria (a volte semplicemente correlati alla minore conoscenza che si aveva in passato sugli effetti del sisma), conseguendo un elevato grado di miglioramento sismico.

Spingersi oltre il miglioramento, fino all’adeguamento, potrebbe essere in alcuni casi insostenibile dal punto di vista economico. A livello della comunità scientifica e tecnica nazionale si sente forte l’esigenza di modificare il capitolo delle norme tecniche relativo alle costruzioni esistenti secondo un input derivante dalle risorse disponibili.

A volte l’ostacolo insormontabile del conseguimento obbligatorio dell’adeguamento antisismico di un edificio non consente di poter effettuare significativi miglioramenti dell’edificio stesso, a scapito della sicurezza.

La terza fase della prevenzione è quella della progettazione preventiva della gestione dell’emergenza. Ma su questo aspetto ritengo non opportuno addentrarmi in queste brevi note.

Desidero infine fare una breve riflessione sul tema dei capannoni industriali.

La quasi totalità dei capannoni esistenti nel nostro territorio, realizzati prima dell’entrata in vigore delle norme sismiche, sono affetti dalla stessa vulnerabilità di quelli crollati in Emilia Romagna, in quanto i tegoli di copertura sono semplicemente appoggiati sulle travi e queste sui pilastri.

Ad oggi nessuna legge obbliga i proprietari di edifici realizzati con norme precedenti ad apportare modifiche per il miglioramento o addirittura per l’adeguamento degli stessi alle intervenute normative.

Tuttavia oggi, nella maggior parte dei casi, è semplice e poco costoso aumentare notevolmente il grado di sicurezza dei capannoni vincolando i tegoli di copertura alle travi e queste ai pilastri.

In conclusione i recenti eventi sismici hanno rafforzato la necessità di preservare il territorio, i beni artistici, i fabbricati residenziali e non, gli edifici strategici (scuole, ospedali, comuni, ecc.) da calamità che hanno gravissime ripercussioni di carattere economico sul Paese e soprattutto mettono a repentaglio la sicurezza e la vita dei cittadini.

Come è noto la prevenzione costa molto meno dell’emergenza e della ricostruzione, pertanto auspico che lo Stato preveda al più presto, proprio in questo settore, adeguati finanziamenti ed incentivi che oltre alla indubbia valenza sociale degli interventi (sicurezza ma anche tutela del patrimonio pubblico), siano da traino per l’occupazione ed una leva importante per lo sviluppo del Paese.

 


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